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BENVENUTI

 

 

Lo studio medico è un luogo di cura, per le persone nella loro interezza.
Voglio offrire un contenitore dove alla qualità dei mezzi tecnici si unisca il piacere dell'accoglienza.
Voglio recuperare in questo ambiente il significato di parole come "cura", "persona", che sono state svuotate e ridotte a etichette o slogan.

 

 

  Curriculum

 

 

LO STUDIO

 

L’ufficio al piano rialzato (De Finetti) o meglio, lo studio medico, nasce certamente nella mente del progettista come “contenitore”.
Per me è un impegno a svilupparlo nel tempo non come un semplice elenco di specialisti che hanno vissuto è vivono la loro identità lavorativa in questo spazio, succedendosi nel loro cambio generazionale, ma come narrazione che racconta l’evoluzione della relazione di cura/aiuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Temo che sia in partenza un progetto ambizioso quello di inserirmi nella storicità del luogo, quello di recuperare la memoria, di essere all’altezza del “contenuto” e quello di consegnare un’eredità.

   

 

   

 

   

 

   

 

   

 

   

 

   

 

 

Giuseppe De Finetti (Milano, 1892-1952), come possiamo facilmente risalire da una fugace navigazione online, è stato un illustre architetto e urbanista italiano, esponente del movimento artistico “Novecento”.

Il suo percorso formativo, che parte da Milano attraverso Berlino (1912), Vienna (come allievo di Adolf Loos) e Bologna, donna un carattere rigoroso e antidecorativo alla sua progettazione e una particolare attenzione al corretto uso dei materiali. Le sue opere presentano una ricerca di semplificazione formale degli elementi classici che caratterizza l'architettura milanese tra gli anni '20 e '30. Sembra più interessato alle problematiche urbane piuttosto che a quelle semplicemente stilistiche. La sua attività professionale presenta molti progetti non realizzati e partecipazioni a concorsi ma realizzazioni relativamente scarse numericamente ma di rilievo concettuale. Inoltre negli anni '30, avendo manifestato avversione al fascismo, rimane escluso da incarichi pubblici. Dopo la guerra, continua a contribuire attivamente e criticamente al dibattito sullo sviluppo urbano della città.
“Gli spiriti inquieti che tendono al nuovo per il nuovo, allo strano ed al mirabolante non servono all’architettura e, quando per caso si dedicano a questo mestiere che è tutto reale e concreto, raramente giovano. E danno non piccolo fanno anche gli ingegni copiatori, quelli che per mancanza di forza inventiva e di spirito critico si attaccano alla moda e seguono solo questa, accettandola tal quale anche se allogena ed estranea affatto al loro tema, al loro clima, ai loro mezzi economici e tecnici”
Ci troviamo nella Casa "a proprietà suddivise" in Via San Calimero - Milano 
che ha come progettista l’architetto Giuseppe De Finetti
(1939) e che viene realizzata nel1931/32.

 

 

 

Lo studio occupa uno dei due gruppi di ambienti ad uso ufficio così come sono stati previsti originariamente dal progettista al piano rialzato dell’edificio.
Ricordiamo alcune delle sue realizzazioni più importanti come la “Casa della Meridiana” in piazza Cardinal Ferrari a Milano (1925), il Padiglione degli Alimentari alla Fiera di Milano (1934), la Casa Ronchi (casa di caccia sul Ticino) a Vigevano (1938), capolavori assoluti dell’architettura iltaliana del Novecento.
Giovanni Cislaghi, Mara De Benedetti e Piergiorgio Marabelli dedicano (dal 1966 al 1969) un attento sguardo al contributo di Giuseppe De Finetti (in “Milano Costruzione dei una Città”, Editore Ulrico Hoepli, Milano) ricostruendo con competenza il percorso concettuale e creativo dell’architetto per collocarlo meritevolmente nella vetrina che accoglie la memoria di quelli che hanno firmato e segnato la storia di Milano. Giudo Canella (2002) sottolinea il percorso comune di Carlo Cattaneo e Giuseppe de Finetti, due poetiche anticonformiste e controcorrente, nella realtà urbanistica all’insegna del “farsi comunque della città” borghese, animati di un progetto diverso che conciliava la prospettiva storica nel rispetto della natura, le ragioni e la funzionalità della città. Concettualmente hanno lavorato alla comprensione delle regioni urbanistiche e per l’aumento della consapevolezza della necessità di un progresso urbano sostenibile dal punto di vista delle risorse disponibili, dei costi, dei benefici e dalla riforma delle istituzioni vigenti. Abbiamo di fronte architetti che ereditato una città dilaniata da due guerre mondiali e quindi con il “compito di rifare la città, di ridarle utilità e bellezza,…una città nuova, la città felice, la città veridica,… la città futura”.

  SAN CALIMERO, IL QUARTO VESCOVO di MILANO (III sec.)

 

San Calimero (lat. Calimerius, gr. Καλημέρα, buongiorno), nato da nobile famiglia romana o greco cresciuto a Roma e educato alla fede cristiana viene venerato sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa. Alla morte del vescovo di Milano, S. Castriziano, di cui fu fedele coadiutore, S. Calimero fu eletto dalla gente a succedergli. 
 L’episcopato di S. Calimero si pone nel periodo che va dal 270 al 280. La chiesa milanese commemora il suo quarto vescovo martire il 31 luglio invocato contro la siccità. La tradizione vuole S. Calimero martire in quanto gettato alcuni pagani in un pozzo dove trovò la morte. Acerrimo persecutore della religione pagana, fautore del battesimo coatto dei non cristiani, pare sia stato trafitto con una lancia da alcuni di essi mentre si trovava in un cimitero di Milano e, come contrappasso per la sua attività di battezzante, sia stato gettato in un pozzo (ancora oggi esistente) sito in quella che i pagani ritenevano l'area sacra al dio Belenos. Ciò che risulta tuttavia sicuro è che Calimero fu molto amato dai cittadini di Milano, tanto che, subito dopo la sua morte, fu costruita una basilica che, ristrutturata nel corso dei secoli, è tuttora presente ed ospita nella sua cripta le ossa del santo (ritrovate nel VIII secolo). Di origine antichissima (fu costruita in origine nel V secolo), la basilica di San Calimero a Milano, nell'omonima via, si presenta oggi con tratti quasi completamente moderni, a causa di un disastroso "restauro" operato dall'architetto Angelo Colla nel 1882, allo scopo di riportarla alle presunte forme "medievali" originali. La basilica appare oggi come un edificio neo-romanico con l’interno decorato in stile medievaleggiante e con concessioni di gusto pre-raffaellita nei dipinti. La lunetta del portale maggiore raffigura San Calimero con i suoi emblemi: il pastorale e la palma. Il luogo in cui sorge la Basilica era anticamente un’area cimiteriale (pare sul luogo di un tempio di Apollo) fuori dalle porte della città, lungo la via di Roma. Ancora oggi murate sul fianco destro della chiesa vi sono alcune lapidi funerarie, pagane e cristiane, provenienti dalla vecchia necropoli. Oltre alla citata basilica ci sono altri luoghi sacri dedicati al santo come la chiesa di San Calimero a Pasturo (LC) e il santuario della Madonna di San Calimero a Boladello di Cairate (VA).

 

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